Raffaele Pellizzari è nato nel 1952 a Rovigo, dove vive e lavora attualmente. Qui ha frequentato le scuole superiori, per passare poi all’Accademia di Belle Arti di Venezia, dove ha seguito le lezioni di pittura di Carmelo Zotti e quelle di incisione di Guadagnino e Magnolato. In questo stesso periodo (inizio anni ’70) risente dell’influsso e delle relative contaminazioni di correnti tra un certo Informale materico ed un certo Minimalismo lirico non disgiunto da una certa fascinazione verso aspetti della ricerca semiologico-formale presente in quegli anni. Aspetti espressivi che saranno sempre presenti, in maniera più o meno evidente, in tutte le sue opere successive, incluse le più apparentemente “iper-realistiche”. Nel contempo inizia una ricerca fotografica che, tra alterne vicende, non abbandonerà mai ma sarà , in certi aspetti formali, sempre legata al “vissuto” pittorico dell’ artista ed orientata essenzialmente verso problematiche di Tempo-Sequenza con un occhio verso certi aspetti della corrente relativa alla Fotografia Soggettiva. Successivamente inizia un’attività nell’ambito delle arti applicate: illustrazione pubblicitaria, editoriale, stampa d’arte, ecc., continuando ed approfondendo, nel contempo, la propria ricerca visiva. Dal 1978 inizia un viaggio che lo porterà a vivere ed operare nelle principali capitali europee: a Londra, tra il 1978 ed il 1983, a Parigi, tra il 1983 ed il 1988, ed infine a Monaco di Baviera, tra il 1995 ed il 1997. Altri viaggi, prima, dopo e durante queste importanti date, sia in Europa che negli Stati Uniti, saranno essenziali per la maturazione di determinate esperienze culturali che Pellizzari cerca costantemente di trasporre nei propri lavori. Ha partecipato a numerose esposizioni collettive ed è stato protagonista di diverse personali, sia in Italia che all’estero. Attualmente si dedica essenzialmente alla pittura, che fin dal periodo dei primi viaggi all’estero ha assunto quella connotazione di “ritorno all’ordine” non dissociata da una rigorosa “disciplina” esecutiva e formale a volte “realisticamente magica” ( ma non solo ) , alla fotografia e all’ immagine digitale in una ricerca analitica della continuità stilistico-materica tra queste differenti discipline, non trascurando, inoltre, la ritrattistica e le grandi possibilità che essa offre per una ulteriore, ma continuamente necessaria, maturazione di una certa esperienza nell’ analisi e nell’ introspezione nei confronti di se stesso e degli altri.

 
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